domenica 16 novembre 2014

October's Puzzle

The last piece of the puzzle: October








Ottobre, mese intenso, assurdo. Sono successe tante cose ma ho imparato una lezione fondamentale: essere iperattive è male. Ho trascorso l'ultimo mese facendo quattro lavori. Non è vita, non è salutare ed è annientante. Mi sono sentita più in fretta del Londinese medio ed è...grave!  Parola d'ordine: Take your time. Il problema di questa città è che se hai voglia di fare "cose", queste, non mancano. La pecca è che in maniera folle cerchi il modo di incastrarne sempre di più e se ci riesci è la fine, senza capire come hai fatto sei sommerso di cose e non hai più tempo per te stesso. Ho abusato di caffè, in moka o solubile, l'importante era la caffeina e ho rincarato la dose tracannando energy drink per reggere il lavoro serale al ristorante. 
E' come quando ti ingozzi di cibo e poi hai la nausea. Ci perdi gusto. 


Definirei ottobre come il mese Puzzle. Calza a pennello una foto che ho fatto nel vicoletto davanti all'ingresso posteriore del ristorante, sembrava fatto apposta:

Missing puzzle

Ho voluto leggerci tutto il leggibile, mi sono immaginata il bimbetto festante che, in un picco di goffaggine, dissemina ovunque il contenuto della sua scatola di Puzzle. Sotto la pioggia... Poi arrivo io il mattino dopo, pronta  a passare l'ora successiva a sbucciare e tagliare cipolle e ti ritrovi questa cascata di pezzettini colorati davanti ai piedi. Mi ci sono rivista, intenta nell'impresa di ricomporre quei pezzi per dare un senso al tutto; di farlo come si deve, perché alla fine si veda il risultato finale. E deve essere un bel risultato perché sennò cosa hai fatto? Hai perso tanto tempo per fare una cacata? Eh no... Poi guardandolo più attentamente mi sono accorta che in realtà mi piaceva un sacco anche così. Perché deve esservi un ordine? Ricomponendolo tutto non ci sarebbero sorprese e sarebbe tutto spiattellato alla luce della chiarezza e dell'ovvietà. Mi piaceva l'idea di una vita, in stile puzzle scomposto (magari non spiattellato sulla strada) e pazienza se i pezzettini visti così di primo impatto non sembrano avere un senso ma è la sensazione di poter  dire: "Bene la vita è la mia e la compongo a modo mio..."
E così mi sono messa a fotografare l'opera d'arte nel vicolo e immaginatevi la faccia dell'addetto alla delivery che vede una rannicchiata a terra che fotografa una poccia impiastricciata a terra. 

Point of view... 

In ogni caso tra scottature, sia fisiche che letterali, re-interpretate in chiave ottimistica (vedi sotto l'uccelletto che canta De Andrè, l'occhio è la famosa ustione) giornate di sole regalate, Halloween, abbuffate e conseguenti slanci dietistici è arrivato novembre e i nuovi propositi del mese...



Ho lasciato uno dei lavori per concentrarmi di più sulla scrittura. Mi sembrava una buona idea frequentare un corso di inglese scritto e per caso sono incappata nel corso proposto dalla London school of Journalism, un corso di tre mesi. Strutturato molto bene con molti laboratori pratici, ho pensato: "Fico, quanto vuoi che costi?".  Scrivo una mail per avere informazioni... Costo totale?? 3800pound=4780 euro più o meno... 
Niente London school of...
La buona notizia è che ho scoperto che esistono tantissimi modi per spendere poco o niente per imparare al meglio l'inglese. Come partecipare, ad esempio, ai mille e mille incontri di chiacchierate in compagnia di inglesi e non che si possono trovare ovunque spulciando in rete come questo oppure (ancora più fico) nelle università statali vengono proposti corsi di inglese dagli 80 pound ai massimo 200. La cosa assurda è che se dall'Italia provate a cercare un corso d'inglese i primi risultati Google e la convinzione comune (e più pubblicizzate) è quella di fare corsi da due settimane per cifre assurde.  Se uno fosse dotato di buona volontà e dedizione ne esistono tantissimi on line validissimi e gratuiti. Se vi serve però un'attestato linguistico li non si scappa ma costerà sicuramente meno delle due settimane per milioni di euro.
Adesso arriva il natale, sentitissimo dai colleghi inglesi e mi sto facendo trasportare dal sentimento natalizio, forse anche a causa dei temi che dovrò trattare per il magazine... Ma non anticipo nulla. 


 Christmas in Covent Garden

 Ottobre, infine, è stato anche la scoperta (tardiva) di Tango, sempre snobbato a favore di Skype che non funziona mai. Tango ha retto ore e ore di chiacchiere più o meno serie regalandomi un'alternativa più quotidiana (e visiva) alle mie telefonate Viber...

 A very serious conference call with Tango's




Maruga






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