La prima cosa che balza all’occhio quando ci si relaziona con me è
forse l’aspetto esteriore: il capello riccio indomabile, gli occhi neri e la
pelle olivastra che stonano con la parlata tipicamente lombarda, generosa di
vocali aperte finali. Si passa quindi alla fase “B”: L’interrogatorio. Ma dove,
come quando perché, con chi … questo il postino, il farmacista, il professore
all’università, al pronto soccorso. Deve essere una cosa che desta curiosità…
Dall’altra c’è una famiglia che mi rimprovera per essere troppo
italianizzata, di essermi persa le mie origini ecc…
Il problema è che non posso fare a meno ne di una cosa né
dell’altra.
Il mio curriculum potrà raccontarvi facilmente i dettagli della mia
istruzione.
Io sono Maroua El Baoui: un bel minestrone culturale, curiosa,
emotiva, iperattiva, combattiva, ostinata e soprattutto: comunicativa. Al
postino, che facendomi firmare la raccomandata mi tartassa di domande, io alla
fine parlo, racconto, spiego, sfato miti e il postino ricambia raccontandomi i
perché e i come della sua vita da impiegato nelle poste. Al pensionato che
passa al Vodafone Store, dove attualmente lavoro, solo per lamentarsi delle
tariffe, rispondo alla prevedibile domanda: “ma lei è italiana?” aspettandomi
l’allaccio al racconto della sua vita di controllore di standard igienico
sanitari in un’azienda che gli ha fatto girare l’Italia, della figlia che
studia allo Ied dopo aver lasciato un lavoro fisso, all’insofferenza per i
ristoranti che propongono cucina povera da 20 euro a portata e alla vita che è
bella se presa semplicemente.
Alla nigeriana che mi ferma per un’informazione e mi chiede: “ma sei
Italiana?” io rispondo e aspetto il racconto della sua vita di ragazza madre,
due figli, un lavoro in un’azienda di pulizie, una matricola all’università di
Parma che vale, per lei, come il biglietto della lotteria per una vita
migliore. Questa ragazza poi si è anche fatta intervistare, aprendomi le porte
della sua casa, presentandomi i figli e facendomi filmare tra i muri di una
casa, che cade a pezzi.
Al maestro di fotografia che vedeva in ogni foto scattata con la mia
reflex l’influenza della mia arabicità.
Ai viaggi in solitaria, l’ultimo a Berlino e alla domanda:
“Where are u from?”
“Well… from Italy”
Sopracciglia aggrottate…
Ho deciso di farci la pace con la “Fatidica domanda”.
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