martedì 25 marzo 2014

To Be or not to be

La prima cosa che balza all’occhio quando ci si relaziona con me è forse l’aspetto esteriore: il capello riccio indomabile, gli occhi neri e la pelle olivastra che stonano con la parlata tipicamente lombarda, generosa di vocali aperte finali. Si passa quindi alla fase “B”: L’interrogatorio. Ma dove, come quando perché, con chi … questo il postino, il farmacista, il professore all’università, al pronto soccorso. Deve essere una cosa che desta curiosità…
Dall’altra c’è una famiglia che mi rimprovera per essere troppo italianizzata, di essermi persa le mie origini ecc…
Il problema è che non posso fare a meno ne di una cosa né dell’altra. 
Il mio curriculum potrà raccontarvi facilmente i dettagli della mia istruzione.

Io sono Maroua El Baoui: un bel minestrone culturale, curiosa, emotiva, iperattiva, combattiva, ostinata e soprattutto: comunicativa. Al postino, che facendomi firmare la raccomandata mi tartassa di domande, io alla fine parlo, racconto, spiego, sfato miti e il postino ricambia raccontandomi i perché e i come della sua vita da impiegato nelle poste. Al pensionato che passa al Vodafone Store, dove attualmente lavoro, solo per lamentarsi delle tariffe, rispondo alla prevedibile domanda: “ma lei è italiana?” aspettandomi l’allaccio al racconto della sua vita di controllore di standard igienico sanitari in un’azienda che gli ha fatto girare l’Italia, della figlia che studia allo Ied dopo aver lasciato un lavoro fisso, all’insofferenza per i ristoranti che propongono cucina povera da 20 euro a portata e alla vita che è bella se presa semplicemente.
Alla nigeriana che mi ferma per un’informazione e mi chiede: “ma sei Italiana?” io rispondo e aspetto il racconto della sua vita di ragazza madre, due figli, un lavoro in un’azienda di pulizie, una matricola all’università di Parma che vale, per lei, come il biglietto della lotteria per una vita migliore. Questa ragazza poi si è anche fatta intervistare, aprendomi le porte della sua casa, presentandomi i figli e facendomi filmare tra i muri di una casa, che cade a pezzi.
Al maestro di fotografia che vedeva in ogni foto scattata con la mia reflex l’influenza della mia arabicità.
Ai viaggi in solitaria, l’ultimo a Berlino e alla domanda:

“Where are u from?”
“Well… from Italy”
Sopracciglia aggrottate…

Ho deciso di farci la pace con la “Fatidica domanda”.



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